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divina malattia, il Boccaccio, tiene il posto d’onore nelle memorie di Majano. Queste colline sono vive e palpitanti nelle sue opere. Si potrebbe disputare a lungo sul luogo della sua nascita; sul quanto di vero egli abbia messo nel paesaggio che serve di cornice al Decamerone; se nel battezzare i luoghi dove egli conduce a novellare le sue donne e i suoi giovani, si debba seguire Domenico Maria Manni, o l’inedito Gherardi, o qualunque altro interprete.

È vero che alcune particolarità del suo paesaggio non s’incontrano nei colli fiesolani, che egli, per esempio, abbellisce con abbondanza di acque superiore alla presente. Ma quando rifletto che egli scriveva pei contemporanei e che la comitiva novellatrice è da lui mandata nei dintorni a due miglia da Firenze, non mi pare verisimile che lì egli immaginasse una scena affatto indipendente dalla verità locale.

Mi pare probabile che egli abbia fatto