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e di Soldati Italiani. 229

ni susseguenti sotto le insegne parecchie migliaja di Veterani. Mandò Editto, con cui insisteva, che le soldatesche assai a buon ora fossero in viaggio. Fece strozzare il Visir, che tentò di moderare questo gran genio. Scrisse di sua mano le lettere del seguente tenore al nuovo Gran Visir, a Beglierbei, e ad altri Bassà. Sappiate, come il Dio del Cielo mi ha creato Imperatore, perchè renda felice il mio popolo colle mie fatiche, e vigilanza. L’Avolo, ed il Padre, dopo che dall’aspra severità de’ maggiori divertirono all’ozio, al lusso, e a’ piaceri, colla loro scioperatagine afflissero con grandissime calamità la Nazione Monsulmana. Mio Padre dato alla caccia, in vece di maneggiare la sciabla, uscire in campagna, debellare i nemici, vide lacerata vergognosamente la sua Monarchia da’ Principi Cristiani in quattro diverse frontiere. Ho fermamente stabilito di privare il corpo del sonno, delle delizie e de’ passatempi oziosi, per affaticarlo in imprese utili al mio popolo, vero servo di Dio. E voi o Visir, Beglierbei, Sangiacchi, ed altri Ufficiali giustamente dovete operare altrettanto, ed uscire a combattere, gareggiando meco vostro Sovrano per la conservazione della Maomettana credenza. Volete intendere, sin dove aspirino le mie brame? Udite attentamente. Il Proavo mio Solimano in trentaotto anni di felicissimo Impero, governò quasi tutte le faccende militari da sè medesimo. La massima età della Vita sua la passò non nel serraglio, ma sotto i Padiglioni. Il che rese lui un Monarca ammirabile, egregio, e maggiore del Magno Alessandro. Questa maniera di vivere gli conciliò venerazione, e rispetto sommo appresso de’ suoi, e suscitò massime speranze tra Monsulmani. Altrettanto ho deliberato io di fare. Tale fu il tenore della Lettera di Mustafà.

Alle parole succedettero pronte le operazioni. A’ venti di Luglio si mise il primo in viaggio con cinquanta mila Combattenti. Ordinò, che gli altri lo seguissero con celerità. Il fervore della Corte Ottomana nell’armare grosse truppe, eccitò i ministri di Vienna a darsi fretta per una valida opposizione. L’Imperatore aveva impegnato il Duca Federico Augusto Elettor di Sassonia, perchè uscisse con otto mila de’ suoi in Ungheria al comando del proprio esercito. Fu richiesto il parere del General Veterani per l’espedizione della prossima estate. Egli consigliò l’assedio di Temisvar, il di cui territorio fertilissimo riuscirebbe attissimo, a mantenere milizie, e faciliterebbe la comunicazione tra l’Ungheria, e la Transilvania. Ma conveniva affrettare l’uscita da’ Quartieri, e sul principio della Primavera formare un accampamento di cinque mila Cavalli alla palude Bezkerekia tra Belgrado, e Temisvar. Sulla fine di Maggio poi cominciare l’assedio, quando le valli sono più scarse d’acqua. Egli medesimo empirebbe i Magazzini di Lippa, Karansebes, Lugos con cinquanta mila centinaja di farina, e con settanta mila moggia di avena. In oltre ordinò a’ Governatori di Lugos, e di Karansebes, che munissero que’ luoghi con un nuovo