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Siccome, mentre il nostro Vescovo dimorava in Augusta, vi fu convocata la Dieta imperiale, egli v’intervenne assieme a Corrado vescovo di Bressanone ed altri principi dell’Impero. Finita questa, si congedò dall’imperatore, bramoso di rivedere la sua chiesa e di dar sesto ad alcuni affari. Appena giunto in Trento, col consiglio e coll’opera di un sacerdote Giovanni da Mori, fabbricò e dotò tra Ala e Marco l’ospitale di Santa Margherita, nel luogo detto Terrabuso; volendo che per l’avvenire si chiamasse delle Fonti. Dichiarato indipendente dalla giurisdizione dell’Arciprete e solo soggetto a quella del vescovo, cotesto ospitale, convertito in beneficio semplice manuale, fu nel secolo XVI dal cardinale Lodovico Madruzzo unito al Seminario di Trento, che tuttavia lo possiede1.

Nel medesimo anno 1214, per consiglio e consenso del suo Capitolo, volle immune e libero da ogni colletta l’ospitale sul monte Reteno (Ritten), avendolo assoggettalo alla giurisdizione esclusiva dell’ordinario2.

Nel detto anno, agli statuti delle miniere del Vescovato pubblicati nel 1208 aggiunse Federico altri regolamenti, richiesti dalle emergenze dei tempi3; e fece una convenzione con Giovanni decano, con Bresciano e con Toso ed altri vicini di Vigolo, in virtù della quale tutti si obbligarono di alzare a loro spese

  1. Codice Wanghiano, pag. 280 e 284. Bonelli, Tom. II, pag. 539.
  2. Cod. Wangh., pag. 278 e 282. Bonelli, Τ. II, pag. 537.
  3. Cod. Wangh., pag. 452.