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giurare, protestando di volersi portare dinanzi al vescovo; che i commissarii cavalcherebbero dopo pranzo verso la pieve di Ossana per trattare con quegli abitanti che si reputano meno rei, e il lunedì verso Malè, assai contrario all’ubbidienza, per convertirlo; il martedì a Revò, ove sono chiamati gli uomini delle pievi; che Livo ricusò di comparire in detto luogo, per avere sperimentati troppo maligni quegli abitanti; e perciò fu determinato che venissero nella pieve di S. Lorenzo; avere quelli di Rumo deliberato che non si corrispondesse l’affitto della decima a Bernardino di Tono; avere quelli di Brezio tagliato il fieno in un prato del suddetto Bernardino, convertendolo in proprio uso, e quelli di Romalo vi avessero, per disprezzo, mandato i loro cavalli a pascolare, avanti la segagione. Li 20 agosto, Bonaventura Fanzini notifica al vescovo, che uno di Nomi e un altro di Nogareto siano andati a Pergine al convegno dei villani; e consiglia di farli imprigionare al ritorno. Il vescovo ricevette lo stesso giorno notizia, che i tumultuanti delle valli di Annone e di Sole, facevano gente, e comandavano di recarsi armati a Malè, sotto il falso nome di commissarii; che il giorno antecedente con bandiera inalberata s’erano portati a Clozio; che d’ogni parte si congregavano in armi, coll’intenzione di ammazzare tutti quelli che andarono nella valle di Sole, onde piegarsi agli ordini dei commissarii, ai quali avean giurato vendetta; motivo per cui questi ultimi dovettero ritornare per altre strade. Termina l’anonimo dicendo, che esso è rimasto nel castello di Cles alla custodia del capitano: nel quale