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sersi dichiarati di non volere far cosa alcuna senza il parere del loro capitano Nicolò di Trautmansdorf; ma che intanto darebbero querela al loro prefetto, affinchè siano rimossi quei gravami che loro riescono intollerabili. Evvi una lettera dei 21 giugno 1525, segnata da trentasette sindaci delle valli di Annone e di Sole, diretta all’arcidiacono di Trento, in cui gli notificano, essere essi stati obbedienti ai comandi dell’arciduca, e benchè alcuni abbiano ardito di fare delle combriccole e sotto falso nome dichiarato alla Dieta di non voler riconoscere il vescovo per lor padrone, assicurano di avere spedito a quella volta Antonio da Sejo e Antonio da Corredo notaro, acciocchè in loro nome ritrattino le suddette espressioni. Li 23 giugno i due delegati vescovili alla Dieta, ragguagliano Bernardo, che in quel congresso, da cui furono esclusi i prelati, vennero letti i gravami estesi in Merano contro i prelati e i nobili, alla presenza dell’arciduca e dell’arciduchessa sua moglie, e degli oratori di Baviera e della Lega Sveva; nel quale incontro essersi intesi grandi schiamazzi del popolo contro l’odiatissimo tesoriere; e che a Salisburgo siano stati mandati il Firmiano e lo Staremberg per sedare i tumulti contro quell’arcivescovo.

L’arciduca Ferdinando, con sua lettera dei 28 giugno, approva e loda Bernardo, che abbia differito il castigo dei villani al termine della Dieta. Soggiunge d’essere anch’egli nel caso di dover tollerare per ora la lor petulanza. I Consoli di Trento spedirono i loro legati nella valle di Annone, con istruzioni segnate il 1.° di luglio, dimostrando a quei popoli il dovere di ub-