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del vescovo, questi esercitò subito su di essa gli atti giurisdizionali. Mediante il suo capitano Eustachio di Neudeck concesse a Maffeo e Pasino Giselli e a Matteo Patorelli e a Marco dei Taffili di Bogliacco la licenza della pesca dei carpioni e d’altri pesci nel lago di Garda, dalla pietra del porto sino a Campione, sotto i confini del comune di Tignale, verso l’onoranza di venticinque carpioni1. Da una scrittura legale, composta allora a favore del vescovo, deduciamo che venisse ad esso assegnata non solo la città di Riva, ma ben anche la valle Lagarina, come antico territorio del Principato, assieme al comune di Tignale2. Essendo, per opera del nostro prelato, caduta Verona nelle mani dell’imperatore Massimiliano, egli ne fu creato luogotenente, e come tale oppignorò al re di Francia il castello, il ponte e le pertinenze della terra di Valleggio pel prezzo di ottomila scudi del sole3. Nello stess’anno Bianca Maria, regina dei Romani, si lagna col vescovo nostro, che, avendo nel suo passaggio per Trento ricercato dal di lui vicario generale, che in segno d’allegrezza per la sua venuta volesse liberare dalle carceri il sacerdote Volfango Vietmair, quegli ricusasse scusandosi non poterlo fare senza la vescovile licenza; laonde prega il vescovo Giorgio, che a di lei riguardo, sia liberato il prigione4.

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 56.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 188, 223.
  3. Miscell. Alberti, Τ. I, fol. 12.
  4. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 232.