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obbligandoli che a corrispondere la quarta alla pieve di Condino, di cui la chiesa curata di Storo è figliale1. In questo stesso anno, il vescovo nostro scrisse al Conte del Tirolo lagnandosi di aver esso ricercato il giuramento di fedeltà dai sudditi vescovili, e dichiarando che il Principato di Trento non riconosceva altra dipendenza che dal Sacro Romano Impero, di cui è membro2. Altro pregiudizio tentò d’inferire il Conte del Tirolo ai diritti vescovili, chiedendo istantemente al nostro vescovo, che procurasse d’indurre i sudditi trentini all’osservanza degli Statuti tirolesi. Ma il vescovo non aderiva all’inchiesta3.

Li 21 settembre di quest’anno 1486, nel giorno di S. Matteo, avvenne la morte del vescovo Giovanni Hinderbach, caduto apopleticamente di cavallo sulla strada pubblica, mentre tornava dalle funzioni della cattedrale, nell’anno sessantesimo ottavo dell’età sua. Il suo cadavere fu seppellito nella suddetta cattedrale, vicino all’altare di S. Dorotea, in un’urna di marmo con decorosa iscrizione, e dipoi trasferito nella cripta di S. Massenza al sinistro lato dell’epistola. Egli fu principe vigilantissimo e dotto; del che fanno prova le note da lui apposte a quasi tutti i codici della vasta biblioteca vescovile da lui notabilmente aumentata, i libri a stampa, i manoscritti, i calendari e le vite dei vescovi suoi antecessori. Abbellì di ricchi arredi la

  1. Miscellanea Alberti, T. III, fol. 218.
  2. Archivio vescovile.
  3. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 162.