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competergli a titolo di feudo il castello di Stenico, avendo dichiarato il possesso a favore della sua Chiesa. Di quel castello investì nello stesso anno Bozzone di Stenico, che nel 1171 gli giurò fedeltà e gli promise di tenerglielo sempre aperto, sotto pena di perdere quanto possedeva nella città di Trento1. Vuolsi che il nostro vescovo nel 1164 sia stato costituito dall’imperatore Federico suo vicario in Italia, e avesse, come tale, decisa la controversia insorta tra Bulignano vescovo di Fermo ed il marchese Varnero. Ma ciò non si verifica punto; mentre il diploma, riferito erroneamente dall’Ughelli, oltre di essere falso ed apocrifo, parla di un Albertino vescovo, non già di Alberto vescovo di Trento, checchè ne dica il Tartarotti, inimico dichiarato del santo2. E ciò con maggiore franchezza affermiamo, in quanto che in nessuno dei moltissimi documenti anteriori al 1164 e dei posteriori giammai non si legga, che il nostro Adelpreto sia stato vicario imperiale in Italia. Sappiamo anzi che, in questo stesso anno 1164, invece di seguitare la corte imperiale, trovossi nella sua diocesi, avendo consacrato la chiesa di S. Vigilio a Moena nella valle di Fiemme.


  1. Cod. Wangh. e Bonelli, op. cit., pag. 420.
  2. Nondimeno, che il vescovo Alberto ο Adelpreto seguisse fedele nei viaggi suoi l’imperatore, da varii documenti deducesi. Tra gli altri, egli apparisce testimonio col vescovo di Lodi in un diploma imperiale del 1164, seguito in castro S. Archangeli in territorio Ariminensi, V idus Februarii. V. Mittarelli e Costadoni: Annales Camaldulenses Ord. S. Benedicti. Τ. IV, pag. 17.