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stat, domenicano, perchè in quelle si procurasse autentici attestati degli eccessi commessi altrove dalla perfida setta, eguali o simili a quello di Trento. A Roma fu destinato in qualità di oratore Approvino degli Approvini. Anche il pontefice Sisto IV, in questo mentre, aveva deputato un suo commissario apostolico, che si lasciò corrompere dal danaro dei perfidi ebrei, come più basso daremo a conoscere al devoto lettore. Il papa, ad ogni buon fine, diresse una bolla circolare ai principi d’Italia, nella quale, fatta menzione del martirio e dei miracoli del beato Simone trentino e del culto che già gli si professava dai fedeli e dell’animosità di questi contro gli ebrei, vieta sì l’uno che l’altra sotto rigorosissime pene; soggiungendo, riguardo al culto, che esso non potrà aver luogo, fintantochè la Santa Sede, dopo maturo esame, l’abbia permesso; riguardo poi agli ebrei, che la Chiesa cattolica suol tollerare in testimonianza della morte di Cristo, vuole e comanda che siano difesi e assicurati da ogni insulto ulteriore1.

Benchè tale causa stesse molto a cuore al vescovo nostro e lo tenesse occupatissimo, non trascurava però i doveri che lo stringevano alla Chiesa. Nell’aprile di questo medesimo anno, egli confermò una sentenza

  1. Noi abbiamo creduto debito nostro di riferir fedelmente ciò che l’annalista Alberti, canonico e poi vescovo di Trento, registrava intorno a questa orribile tragedia; della quale dai fanatici si sarebbe tentata la ripetizione anche ai dì nostri, se a tali feroci delirii non avessero posto freno la voce della ragione e il sentimento di umanità.

    (Nota dell’Editore.)