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la quiete dei sudditi rispettivi e una pace durevole1. Nell’anno suddetto, il vescovo Giorgio, che nulla sapeva negare al duca Sigismondo, conte del Tirolo, a cui andava debitore del Vescovato, gli concesse, verso certa pensione, per anni sei l’amministrazione della città di Bolgiano coll’uso e godimento delle miniere vescovili; la quale locazione in seguito fu prorogata ad altri sei anni, ma in effetto durò sino al 1499, in cui ebbe luogo la prima transazione, seguita nel 1551 dall’altra, in virtù della quale il vescovo Bernardo Clesio commutò la giurisdizione di Bolgiano con quella di Pergine. Tanto è vero che le preghiere dei più potenti sono violenze, e che difficilmente si dimette ciò che una volta fu posseduto!2 Per altro, il vescovo Giorgio, nei trascorsi sedici anni di sua reggenza non trascurò punto il suo ministero spirituale, nè lasciò passare alcuna occasione, in cui dell’animo suo proclive al beneficio non avesse dato colle opere una prova sodisfacente. A forza di religiosa economia, fece un considerevole ammasso di vasellami d’argento, che destinò in proprietà della sua Chiesa ad uso dei successori. Fornì d’altri mobili di valore il castello del Buon Consiglio, residenza dei vescovi, stata più volte nei tempi addietro espilata; e acciò non soggiacesse per l’avvenire sì di leggieri a somiglianti disavventure, lo munì di torri e baluardi di pietra quadra, che gli servissero insieme

  1. Docum. Arch. Episc. ab anno 1462 usque ad annum 1504.
  2. Docum. Arch. Episc.