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dall’arciduca Sigismondo, con cui questi confessa di essere sodisfatto dei vasi d’argento consegnati al prelato.

Nel 1452, il vescovo nostro comperava, al prezzo di 180 ducati d’oro, da Giovanni di Guglielmo di Castel Nano, allora trasferitosi nel suo Castello di Madruzzo, Pietramurata, giacente nelle pertinenze di Cavedine, nel luogo detto a Daino, con un laghetto contiguo, ed un bosco e prati e pascoli annessi1. Nel medesimo anno, a maggior utile del decanato della cattedrale di Trento, assai decaduto di proventi, col consenso capitolare, il vescovo Giorgio univa perpetuamente ad essa dignità la chiesa parochiale di S. Vigilio di Rendena, obbligando il decano di dare ogni anno, prima del Natale di Nostro Signore, ai canonici una decente colazione, del valore almeno di quattro ducati d’oro. All’incontro, a titolo di permuta, ricevette il vescovo la parochiale di S. Maria Maddalena nella città, colla cappella di S. Osvaldo in Garniga, che spettavano alla dignità suddetta, colla libertà di proporvi un sacerdote amministratore, aggregato al coro della cattedrale e partecipe dei soliti emolumenti delle ordinarie e straordinarie distribuzioni; il che di presente non è più in uso, per essere stati in essa chiesa introdotti in seguito i Padri Somaschi2. Nel settembre di quest’anno, il vescovo Giorgio terminò la lunga questione tra le comunità di Pinzolo, Boldrino e Fisto della valle di Rendena, e frate Giovanni di Gerosa di Valtellina,

  1. Miscellanea Alberti, T. VI, fol. 154.
  2. Miscell. Alberti, T. III, fol. 75.