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urgenti affari; mantenendo tuttavia in sua ubbidienza la città di Trento e buona parte del Principato. Lui assente, la duchessa Anna di Brunsvich, sua moglie, scrisse in questo stesso anno una lettera al magistrato di Trento, mediante Guglielmo di Amacia, prefetto atesino, colla quale ammonisce e prega i Consoli, che, in vigore delle convenzioni giurate, mandino tosto nelle Giudicarie cento pedoni armati a Giovachino da Montano, incaricato dal duca e dai suoi alleati, di difendere quel paese. Questi rinforzi erano diretti contro Paride di Lodrone e i suoi confederati, che tenevano da lungo tempo in soggezione le dette valli, e si erano resi padroni della rocca di Breguzzo e di Castel Romano, dai quali, coll’ajuto di Vinciguerra e d’Antonio d’Arco, furono poi snidati nel 14251.

Nel 1420, papa Martino V, ad istanza di Pietro di Parma e dei fratelli Vinciguerra ed Antonio d’Arco, diresse una bolla all’abbate del monastero di S. Maria in Organis di Verona, con cui gli vien data autorità di obbligare i nove chierici prebendati a risiedere personalmente nella chiesa arcipretale di Arco, decorata col titolo di Collegiata, sotto le pene della privazione e delle censure ecclesiastiche; e di sopprimere, a motivo della esilità delle suddette prebende, le attualmente vacanti e quelle che fossero per vacare, e di ridurle a tre sole, le quali dovessero in seguito conferirsi a persone abili e costituite nell’ordine del sacerdozio2.

  1. Miscellanea Alberti, Τ. V, 106.
  2. Miscell. Alberti, Τ. IV, fol. 220.