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e nominatamente di quelli che godeva sotto il patrocinio di Rodolfo e di Leopoldo, fratelli di Alberto1.

L’anno seguente 1391, il vescovo Giorgio lasciò Vienna e s’avviò verso Trento per pigliare personalmente il possesso del Principato. Arrivato in Bolgiano, mandò al Capitolo di Trento Bartolomeo, abbate di S. Lorenzo, Enrico Clamer e Giovanni Schenk, incaricati di esibire le lettere apostoliche di elezione e di chiedere che l’eletto Pastore venisse accolto colla debita onorificenza. Il Capitolo e il Municipio di Trento spedirono tosto dei nuncii a invitarlo ad accelerare la sua venuta. Il nuovo vescovo fu quindi accolto colle più vive dimostrazioni di giubilo e di rispetto, e introdotto nel possesso temporale e spirituale del Principato2. Egli trovò i sudditi in somma angustia e l’erario aggravato di debiti, a motivo delle continue guerre e delle grosse contribuzioni. Prima sua cura fu dunque di cercar modo di sopperire ai pressanti bisogni, usando anche delle proprie sostanze, delle quali abbondava. Nel maggio di quest’anno, egli rinnovava ad Osvaldo di Weitenstein, fattore della curia vescovile, la investitura feudale d’un orto nella contrada dopo S. Francesco e nelle pertinenze di Trento; assolvendolo, pei suoi meriti, dal solito giuramento di fedeltà3. Rinnovò in quest’anno molte altre investi-

  1. Miscellanea Alberti, Τ. IV, fol. 215. Di essa conferma si fa menzione nel nostro Statuto, Lib. III, cap. 117.
  2. Miscellanea Alberti, Τ. V, fol. 140.
  3. Miscell. Alberti, Τ. IV, fol. 166.