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nenti; e il vicario asseriva aspettarsi al vescovo tutta la giurisdizione del Clero. Per sedare lo scandalo, ad istanza di mediatori, il vicario promise che soprasederebbe nel giudicare in quelle chiese sino che avesse nuovo ordine o dal vescovo stesso o da altro superiore; obbligandosi egualmente il decano di non turbare il vicario nell’esercizio di sua giurisdizione1. Nell’anno medesimo il vescovo Filippo, onde provvedere ai bisogni della sua Chiesa, impose una colletta universale di soldi quaranta per ogni fuoco. Dalla resa di conto, fatta da Odorico di Corredo a fra Bonomino di Godio, risultò un introito di 18,190 lire, soldi otto, denari tre veronesi, ricavate dalle valli di Annone e di Sole, dalle Giudicarie, dalla valle di Ledro, da Riva, da Tenno, da Arco, da Nago, da Vestino, da Mori, da Gardumo, dalla valle di Fiemme, da Bolgiano, da Montagnanuova, da Pinè, da Pergine, da Levico, da Calavino, da Cavedine, da Terlago e da altri luoghi. Di questa somma furono sborsate lire 6666, soldi 13 e denari 4 a Bartolomeo della Scala capitano di Verona; che formavano la terza parte di ventimila lire a lui dovute per la redenzione di Riva e di Tenno. Del restante denaro parte fu consegnata ai duchi di Carintia, onde pagare i soldati che servirono la Chiesa intorno alla festa del Natale sì in Trento che nelle Giudicarie; e parte data in isconto degli stipendi dei capitani dei castelli e di esso Odorico2. Di questo stesso anno abbiamo un diploma

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 186.
  2. Bonelli, Monum. Eccl. Trid., pag. 82.