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spirituali, nella causa contro il pertinace Mainardo, che appunto ciò paventava, interposero l’appellazione o alla Santa Sede o alla Metropolitana di Aquileja contro ogni ideato gravame1. Quest’atto inatteso di appellazione indusse il vescovo Enrico a recarsi in Roma a’ piedi del papa. Vi giunse nel mese di febbrajo 1289; e pochi giorni dopo il suo arrivo, volendo premiare i fedeli servigi prestatigli da Mainardo figlio di Trentino di Gando, gli conferì la investitura feudale di alcuni beni vacanti, cioè della metà del castello di Gresta, della metà di quello di Nomesino, e di tutto il castello Sejano, con le loro aderenze2. Egli trovasi sottoscritto con sei arcivescovi e quindici vescovi ad un breve dato in quest’anno da papa Nicolò IV al monastero di Weingarten, col quale gli concesse molte indulgenze3.

Questo, per quanto sappiamo, fu l’ultimo atto del nostro vescovo Enrico, il quale, dopo quattordici anni e alcuni mesi di regno travagliatissimo, chiuse in Roma la sua carriera mortale.

Filippo dei Bonaccolsi, nobile mantovano, religioso dell’Ordine dei Minori Conventuali e Inquisitore della Marca Trevisana, fu assunto nell’anno medesimo 1289 alla dignità di Vescovo e Principe di Trento, e consecrato dallo stesso pontefice Nicolò IV4. Sua cura

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 183.
  2. Bonelli, Monum. Eccl. Trid., pag. 75.
  3. Miscellanea Alberti, T. VII, fol. 39.
  4. Wadingi, Chr. Fratr. Minorum. Miscellanea Alberti, T. VII, fol. 208.