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nardo; e obbligandolo inoltre di portar sempre in testa l’infula o berrettone da viatore1. Di questo stess’anno abbiamo oltreciò che Mainardo spedì un’investitura feudale ad Udalrico di Arco e a Giordano di Gardumo, in favore di Beatrice di Arco e di suo figlio Federico, di tutti quei beni che i loro antenati riconoscevano dai Conti del Tirolo, e nominatamente dei venduti da Sodegerio di Tito, podestà di Trento, ad esso conte Mainardo e a suo fratello Adelpreto2. In questo medesimo anno fiorì Fra Bonifacio agostiniano, vescovo Bosonense, suffraganeo di Trento.

Li 17 dicembre del 1286, Ulrico di Taufers cedette al nostro prelato i beni nel monte e nel piano, che ebbero in feudo dai vescovi di Trento i conti Sibotone e Corrado di Hadmarsberg, affinchè ne investisse il duca Lodovico di Baviera, suo signore3.

Nel 1287, ad istanza di Graziadeo di Castel Campo, che nella passata guerra tra i conti d’Arco e il conte del Tirolo era stato privato del palazzo, torre e castello di Toblino, dei quali asseriva essere stato in possesso si lui che il di lui padre Albertino, fu dal sopra accennato Giovanni di Cavedine, vicario in Trento pel conte del Tirolo, pronunziata sentenza con cui si riconosceva la validità delle ragioni di Graziadeo sopra i suddetti beni4.

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 160.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 239.
  3. Codice Wanghiano, pag. 419.
  4. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 177.