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anche questo prodotto l’effetto che si aspettava, verso la fine del mese di marzo dell’anno seguente 1280, nel coro di S. Vigilio, solennemente lo scomunicava1.

Frattanto anche il conte Mainardo mantenevasi in possesso delle terre usurpate, e, quasichè i laudi imperiali, che l’obbligavano alla restituzione, fossero illegali e di niun valore, costrinse il vescovo Enrico ad un altro illimitato compromesso, fatto mediante il vescovo di Feltre Adelgerio, derogatorio ai laudi predetti2. Nè solo il Principato di Trento fu soggetto alle estorsioni del Conte; tutti i vicini a proporzione ne risentirono la prepotenza. Il nostro buon vescovo, malgrado le continue vessazioni, seguiva a reggere la sua Chiesa con somma prudenza. Nel gennajo del 1281, commiserando la povertà in cui era caduto Jacopo di Temidio di Bolgiano, per essergli stato fedele, il vescovo nostro gli concesse l’usufrutto, sua vita durante, della casa, del broilo e dell’orto situati nella città di Trento, dietro il palazzo vescovile3. Nel febbrajo dello stess’anno rinnovò la locazione perpetua a Bertoldo Maier di Bolgiano d’un maso e di una casa, verso affitto di quattro carra di vino di prima qualità e coll’obbligo di fornire alla cucina vescovile gli utensili necessarii, le legne e gli erbaggi4. Ai 9 dello stesso mese confermò ai Fiemmazzi alcuni privilegi molto impor-

  1. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 163. T. VII, fol. 21, 22. Bonelli, Notiz. istor. crit. Τ. II, fol. 616.
  2. Archivio vescovile.
  3. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 161.
  4. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 144.