Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/186


— 169 —


XVI. Che il conte faccia espressa rinuncia di tutti i beni venduti e donati alla Chiesa dal conte Ulrico di Ulten, e dal vescovo ultimamente indicati in Bolgiano. Di questi rimanga al conte la sola corte di Merse.

XVII. Che tutti quelli che hanno seguite o favorite le parti del vescovo o del conte nella passata guerra, non possano in alcun modo venir molestati, ma bensì debbano esser rimessi nel pristino stato.

XVIII. Finalmente, che i ministeriali d’ognuna delle parti siano assolti dal giuramento all’una o all’altra prestato contro il loro signore, e vengano da esso riammessi in grazia1.

Il vescovo Enrico ed il conte del Tirolo Mainardo II accettarono ed approvarono coll’apposizione dei loro sigilli il suddetto laudo o sentenza arbitramentale.

Reduce alla sua Chiesa, il vescovo nostro, nel settembre del 1276, a motivo di certa anteriore stipulazione col conte Mainardo, riguardante gli uomini di Fiemme, alla sua giurisdizione ceduti, promise di pagare fino alla Pasqua del seguente anno a Federico di Lanfredo di Bolgiano, ricevente in nome del conte, duemila lire veronesi; pel puntuale pagamento delle quali chiede parecchi mallevadori2.

Li 6 novembre di questo stesso anno, il vescovo Enrico convocò un Sinodo generale in cui, dopo la

  1. Ughelli, Italia Sacra, Τ. V. Bonelli, Monum. Eccl. Trid. pag. 70.
  2. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 184.