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che giovavano a completare la serie degli atti pubblici, a constatare i diritti e i doveri di quel Senato ecclesiastico, a cui spettava la scelta del vescovo e sovrano della dizione trentina, i provvedimenti economici e amministrativi del Principato, i trattati internazionali; e ne formò una collezione di parecchi volumi in foglio, la massima parte dei quali or si conservano nella Biblioteca della città di Trento. L’Alberti, e, subito dopo di lui, il Bonelli, l’Ippoliti ed il Tovazzi non prevedevano certamente tutta la importanza del servigio che avrebbero nel giro di pochi lustri arrecato alla patria le loro raccolte di documenti; le quali ci fanno oggi parere men deplorabili le espilazioni dei nostri archivi avvenute in principio di questo secolo.

Radunata questa ricca suppellettile di materiali, non solamente dall’Archivio capitolare, ma ben anche dall'episcopale e dal municipale, il nostro erudito canonico rivolse il pensiero ad usufruttarli, compilando colla scorta di essi una semplice narrazione dei fatti relativi al dominio temporale e spirituale dei vescovi sul Trentino dal 1022 al 1540. Dispose tutta la materia secondo i criterii logici dell’ordine dei tempi e della vita dei vescovi, e al suo lavoro diede il titolo improprio di Cronaca dei vescovi e principi di Trento. A noi pare non poter correre dubbio che alla natura dell’opera dell’Alberti convenga assai meglio la denominazione di Annali, che son pure la fasi più antica, il primo rudimento della storia. La cronaca differisce dagli annali, in quanto che in essa si narrano i fatti con qualche legame, senza tener