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pretesto d’una congiura, li condannò col tempo ad esser bruciati vivi. Nè andò molto, che Marco Aurelio fece anche richiamar dall’esilio parecchi banditi per questa turbolenza. In somma, ad altro non servì la ribellione di Cassio, che a far maggiormente risaltare la grandezza d’animo e l’incomparabile bontà di Marco Aurelio. Molti nulladimeno vi furono che disapprovarono cotanta indulgenza, perchè era un dar ansa di far del male ad altri, nè era sicura la vita di lui nè di suo figliuolo. Ed uno fra gli altri vi fu che disse allo stesso Augusto: Ma come sarebbe andata, se Cassio avesse vinto? Al che egli rispose: Io non ho sì poco timor degl’iddii, nè vivo in maniera che Cassio avesse da vincere1330. Meritava bene un principe tale di conoscere il vero Dio, giacchè egli avea tanta fiducia nei falsi. E qui si metteva egli a dire, che niun de’ principi precedente uccisi v’era, che non sel fosse meritato. Così Caligola, Nerone, Ottone e Vitellio. Galba anch’esso era perito per la sua avarizia. Nel testo di Vulcazio Gallicano v’ha, che egli disse lo stesso di Pertinace: errore massiccio che non può venir dallo storico, ma da qualche saputello, che vi fece quella giunta, perchè Pertinace venne dipoi. Aggiugneva, che non Augusto, non Trajano, Adriano ed Antonio Pio suo padre erano stati sopraffatti dai ribelli o dai congiurati, perchè non si lasciarono mai sopraffare dai vizii. A picciole giornate finalmente marciò l’Augusto Marco Aurelio, con pensiero d’andar in Soria. Per viaggio intese la morte di Cassio, e per viaggio scrisse al senato quanto s’è detto di sopra1331. Da una lettera ch’egli inviò a Faustina, sua moglie, e dalla risposta di lei, si può raccogliere ch’egli fece la via d’Italia, e venne ad Albano e a Capoa, senza apparire che entrasse in Roma. Gli stava probabilmente a cuore di non interrompere l’incominciato cammino; e in fatti con essa sua moglie e col figliuolo Commodo Cesare lo continuò, imbarcatosi, come credono alcuni, nella flotta del Miseno. Vogliono il cardinal Noris e il padre Pagi1332, che nell’agosto di quest’anno, mentre Marco Aurelio tuttavia era in Campania, per le istanze del senato conferisse ad esso suo figlio la potestà tribunizia. Scrittori di tanta autorità si possono seguitare a chiusi occhi. Nulladimeno potrebbe restar qualche sospetto, che più tardi succedesse questo fatto. Certo è che dopo avere il senato ricevuta la lettera d’esso Augusto, sì piena di clemenza verso i partigiani della ribellione cassiana1333, proruppe in allegre acclamazioni verso di lui, chiedendo, fra l’altre cose, che assicurasse l’imperio al figliuolo, e che gli concedesse la tribunizia podestà. Quando e dove fosse scritta quella lettera, non si sa. Da essa impariamo che già alcuni erano stati relegati nell’isole, altri banditi, e seguite altre condanne; e i processi esigevano del tempo e notizie ed esami dalla Soria. Però sembra scritta la lettera, dappoichè l’imperadore era giunto in Levante. E tanto più, perchè Dione1334 assai chiaramente mostra averla egli scritta, dappoichè l’Augusta Faustina era morta; e questa senza fallo, siccome dirò, mancò di vita mentr’egli era in Asia. Ecco dunque sufficiente motivo di sospettare che non sia tanto sicura l’opinion de’ suddetti critici, e potersi dubitare che Commodo ottenesse quella insigne prerogativa alquanto più tardi.