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profondo delle viscere, fra spaventata e lusingata, come fosse uno sconosciuto a ghermirla per possederla con passione violenta.

— Oh, moglie, — disse lui, sollevando il viso acceso verso il pallido viso di lei, — lo sai che questa notte deve essere generato il nuovo Messia? Non si potrebbe farlo noi?

Ella si riebbe, ruvidamente, scuotendosi tutta come una lepre acchiappata dalla tagliuola.

— Ma va a farti benedire, — gridò, e andò a servire il cefalo a Pinòn.

Occupato ancora con la sua benefica minestra, Pinòn si sporse a guardare con diffidenza la nuova pietanza, e con la forchetta fece segno di no. No, non ne voleva.

E poichè la donna ritirava rapida il piatto, come per far presto a impedirgli il contatto con lui, egli sollevò gli occhi e fissò il viso corrucciato ed i torbidi occhi di lei. Allora ella ebbe un senso di allucinazione: le parve cioè che Pinòn le facesse un cenno di riavvicinarsi, di piegarsi sulla bocca di lui, dalla quale uscì, con appena un soffio, una sola parola!

— Verrà.

Verrà. Chi? Il nuovo Messia, o l’amante misterioso da lei aspettato? Un vago spavento la prese. Le sembrò che il suo se-