Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/65


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sati. Fin dalla prima notte sono stata disillusa, perchè l’amore, come lo intendono gli uomini, è una gran brutta e sporca roba. Poi vengono i figli. Si soffre, si ha voglia di vomitare, ed il parto è peggio della morte: poi bisogna allattare, e i figli te li porta via la suocera e tu non sei neppure padrona di tirarli su a modo tuo. E poi bisogna lavorare; tutti i santi giorni rifare i letti degli uomini, scopare, lavare, cucire: e quest’accidente di polenta tutte le sere, tutte le sere, tutte quante Dio ne ha create! Io odio queste cose; e per di più Osca mi fa arrabbiare con le sue storie di altre donne. Ma lo capisco anch’io. Lui è stufo di me come io sono stufa di lui. Trovarne un altro! Un altro che mi amasse davvero per l’anima mia e non per il mio corpo: un giovine alto e bello, coi capelli come ali di corvo e gli occhi neri profondi! Uscir fuori, la notte, quando tutti dormono e la luna illumina le strade; e trovarlo che da lungo tempo mi aspetta, e con le mani intrecciate andare lungo il fosso, all’ombra dei salici. Lui mi dice: — sei il mio tesoro, sei la mia vita, la mia adorata. La mia adorata!

Nel pensare qucst’ultima parola, della quale non capiva bene il significato, ma il cui suono interno le dava l’impressione