Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/53


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a loro, andava qua e là per la camera ricercando qualche oggetto, ed infine chiudeva le finestre.

— Gesù mio donami il cuore.

— Gesù mio....

— Su, — ella disse dall’alto dello scalino della finestra a levante, attardandosi a guardare di fuori, — donami il cuore.

Solo il maggiore, con una vocina lontana e beata rispose: — donami.... donami.... — poi sbadigliò, ed il cuore se lo bevette col primo sonno. L’altro dormiva già profondamente.

Allora lei, col viso inargentato dalla luna, guardò il grande cielo azzurro velato, dove le stelle pareva s’annegassero con voluttà innocente, come gli occhi dei bambini nel primo sonno, poi guardò i campi che oramai dovevano come servi obbedire alla sua volontà.

Questi campi, non come di solito rettangolari, ma semicircolari, convergevano tutti verso la casa: era insomma come un ventaglio aperto, il cui pernio era l’abitazione dei padroni e l’anello il recinto dell’aia.