Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/264


— 254 —

di rimorso e di pena parve tentare di richiamarlo alla vita.

— Zio? Zio Dionisio? Voi però dovevate capirlo, che per far dispetto a quelli che mi calunniavano, anch’io mi sono calunniato. Io non so nulla della ragazza Giannini, che vada all’inferno. Non ne so proprio nulla, — ripetè scandendo le sillabe; — lo giuro sulla memoria di mio padre.

Nessuno fiatò. Le palpebre molli dell’infermo si gonfiarono come se egli piangesse di nascosto. E una calma improvvisa, triste ma grandiosa come quella dopo una tormenta che lascia vittime e rovine, si sparse intorno.


Il dottore, dopo aver visitato due volte il vecchio, chiamò Annalena in disparte e le disse ch’era bene chiamare il prete.

Baldo dunque andò dal suo amato parroco: lo trovò in procinto di uscire per recarsi d’urgenza al paese accanto; ma saputo di che si trattava, e poichè la strada da percorrere era la stessa, seguì senz’altro il giovine Bilsini.

Era la prima volta che Annalena lo ve-