Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/234


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nuovo stranamente rassegnato. — È andata al fiume e ci si è buttata: solo il fiume potrà parlare.

Annalena però disse con voce ferma:

— Tu sragioni, Urbano. Lia è troppo religiosa per fare una cosa simile. Vedrai che non è così. Lia è viva e presto la rivedremo sana e salva.

Egli però non dava più ascolto nè a consigli nè a conforti; cominciò a scuotere la testa sfiorando la testa di cane del suo bastone, e parlò ancora come fra di sè, ricordando:

— Che notte quella di mercoledì! Non vedendo ritornare la bambina, corsi dai miei suoceri, e figuratevi la scena che ne seguì. Pianti, gridi, supposizioni; poi improperi contro di me, che ho rovinato la loro unica figlia ed ho lasciato la bambina perdersi come una piccola mendicante rapita dagli zingari. Poi vollero venire con me, i vecchi, a cercarla: e tutti i contadini loro e dei vicini, e le donne, i ragazzi, i cani, si sguinzagliarono alla ricerca. Dappertutto si sentiva fischiare e gridare, chiamando la poverina, come se lei si fosse nascosta per scherzo e non volesse rispondere. Fu tale il mio strazio, dopo ore ed ore di ricerca, anche nei fossi, che me ne andai senza sa-