Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/208


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— Io ti ringrazio, Annalena. Bevo alla salute tua e della tua famiglia.

Bevette un sorso; si rimise a sedere.

— Domani ti manderò io alcune bottiglie.

Poi finì il bicchiere; e le sue labbra grigie ripresero colore come quelle di un uomo svenuto che si rianima.


Quella sera Bardo non andò a trovare la sua Piera; preferì starsene coi fratelli più giovani, mentre Osca e Giovanni facevano la solita partita a carte, o meglio la facevano Osca e lo zio assistito da Giovanni. Con grande consolazione della madre, nessuno parlava di andare all’osteria, ed i giovani, anzi, avevano quella sera un insolito aspetto serio e quasi preoccupato.

Pietro, Bardo e Baldo se ne stavano dunque in fondo all’aia, seduti su un tronco abbattuto di platano che doveva venir spezzato per l’inverno prossimo. La luna illuminava la notte ancora calda e dava alla distesa del granturco il luccichio di un mosaico d’ambra e di alabastro.

I tre fratelli tacevano, e nel silenzio si