Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/188


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parve indovinare questo pensiero; di botto si volse, si avviticchiò infantilmente alla donna, la baciò e disse con tristezza:

— Lo so, lo so che non avete fiducia in me. Lo so; ed anche lui, Pietro, non mi vuol bene, lo so; eppure io gliene voglio, per quanto non sembri, e quando ci saremo sposati saprò anch’io lavorare, anche, se occorre, scalza e scarmigliata. E sopratutto, — aggiunse sottovoce, ansando — sopratutto voglio avere tanti bambini, e dormire e giocare con loro. Sì, proprio così.

Turbata da questa improvvisa esplosione di affetto quasi animale, Annalena disse:

— Va bene, cara; ma, dimmi, perchè credi che Pietro non ti ami?

— Non lo so, lo sento; le sue lettere sono belle, ma copiate o fatte fare. Alle volte mi pare persino che si burli di me. Ed aspetto, adesso, che egli ritorni, per assicurarmene.

— Tu forse sospetti che voglia bene a qualche altra?

— No, non credo. Egli vuol bene a tutte le donne ed a nessuna. È questo. Voi tutti mi credete spensierata, — riprese la fanciulla, che s’era oscurata in viso come una rosa che sta per appassire; — io invece sono seria, e dentro di me faccio tanti pen-