Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/164


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rava la testa con la mano tremante; piegò il viso sull’omero di lei, ed ella sentì sulla sua bocca tramortita l’orecchio infocato di lui.

— Dimmi che mi vuoi bene: null’altro, null’altro, — egli le gemeva sulla spalla.

Per tentare di liberarsi ella rispose un sommesso e tremulo — sì; — ma come se tutta l’anima sua fosse penetrata per l’orecchio in quella dell’uomo, si sentì presa dal turbine dei baci insensati di lui, e perdette la coscienza di sè stessa.


Egli non le fece altro male; ma già grande ed irrimediabile era il male che le aveva fatto quella notte. Ella era ritornata nella sua casa rientrandovi come un ladro, e adesso aveva paura anche degli occhi buoni del cane. Un giorno che Tom le stava davanti e la guardava in viso come compassionandola, gli si piegò sopra e pianse sul vello di lui come usavano fare i bambini quando Gina li bastonava.

Da quanto tempo non piangeva! E ades-