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la lontananza 253


Sulle prime provò una gioia forte, quasi febbrile; gli sembrò che ogni nuvola si diradasse dal suo orizzonte, e credette dimenticare ogni cosa: Anna, le sorelle, i fratelli, la mamma e gli amici, Gonario Rosa e la casa paterna. Neppure per un minuto dubitò di sè e tutto gli parve facile. La sua visione, fino allora basata nel vuoto, gli si profilò davanti, nitida, grande, chiara e luminosa.

Esplorò tutto il salto, angolo per angolo, tastando la terra, esaminando l’acqua e l’aria. A destra del confine del vasto territorio, verso il villaggio, vide una china incolta, piena di olivastri, lentischi e peri selvatici.

— La compreremo! — pensò, ritto nel bel mezzo di un roveto. Cadeva la sera, una di quelle strane sere d’inverno quando il vento spazza le nuvole violette e il cielo sembra insolitamente alto e limpido, — di una purezza d’acqua.

Sebastiano vide già un giovine e rigoglioso uliveto fremere giù per la china, e vide il frantoio spremere quella limpida ricchezza che è l’olio d’oliva.