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capo d’anno 209

sorridendo a fior di labbro. In fondo le parole leggere di Caterina, dette così, senza scopo, l’umiliavano profondamente. E guardandosi nello specchio Lucia cercava, con segreta angoscia, nelle linee del suo volto, l’aria di donna.

Alle volte credeva di trovarla e ne sentiva uno struggimento, quasi vedesse i suoi capelli incanutire e le rughe disegnarsi sulla fronte. Eppure restava sempre la stessa; ambiziosa e altera, in attesa del suo ideale. In realtà non possedeva certo l’aria infantile, così affascinante di Caterina, ma era sempre bella, e i suoi occhi, anzi, diventavano ognor più luminosi. Caterina fu chiamata, dopo sua madre, nell’ufficio di Paolo Velèna.

— Pensi tu a maritarti? — diss’egli guardandola con tenerezza.

— E perchè no? — rispose ella ridendo.

— Ebbene c’è una domanda.

— Gonario Rosa? — gridò Caterina con la sua solita sincerità, diventando pallida per l’emozione.

— Diavolo! esclamò fra sè il padre, guar-