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comincia il dramma 167

serabile, — e gli domandò che cosa cercava, che cosa voleva da Anna, la più pura tra le fanciulle. Aveva egli il diritto di sapere i suoi segreti, di ricevere alcuna soddisfazione? Che giudice egli poteva essere, e che scopo era il suo?

Ma la gelosia lo spronava. Voleva, voleva sapere, voleva soffrire, voleva assicurarsi che si era illuso, che aveva fatto tanti sogni vani, e che non dovea sperare. Il dolore di Anna lo lasciò freddo; il dolore per sè medesimo; ma il pensiero della causa di quel dolore gli diede un’acuta angoscia. In quel momento sentì di odiare Gonario Rosa. Intanto Anna parlava; ed egli, che pur avrebbe voluto accoglierla entro il suo cuore, continuò a guardarla come un giudice, coi pugni stretti, freddo, con gli occhi severi, senza alcuna espressione di pietà o di conforto.

Anna gli confidò ogni cosa, dal principio alla fine; il modo con cui Gonario l’aveva fatta innamorare, facendole una corte equivoca, — le sue arti sottili, i suoi modi, e poi la dimenticanza completa. Ma non gli disse, nè gli fece