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capitolo xxii. 209

luna sei tu, le stelle sono le tue genti, e tre soli sono questi tuoi tre nemici, cioè: Guerino, Dionino e Artilafo; e perchè tu hai vinto due battaglie, ora fa pace con quel cristiano che tu vedi lassù armato, e fa impiccar questi che tu hai presi. Dico che le stelle sono la tua gente, ma accesa contro di te». Udendo Artilaro le parole del sacerdote, si adirò, e con gran superbia disse ad esso: — Va, e canta l’ufficio di Apollo sopra il corpo del mio fratello morto, che le tue parole non mi metteranno paura», e con furia si mosse per combatter con Guerino. Dissero messer Dionino ed Artilafo che mai non ebbero la maggior paura che quando quel traditore sacerdote disse quelle parole, ed Artilaro fidandosi nella superbia non diede fede alle parole del sacerdote, la qual superbia ha fatto molti morire; e tal crede per superbia avanzare che spesso perde.

Quando il Meschino sentissi chiamare dal suo nemico armato, voltosi a’ suoi cavalieri, disse: — O carissimi fratelli, Dio è fattore di tutte le cose; il signore non può conoscere il suo servo s’egli è fedele. Il buon merito si conosce alla fortuna: fratelli, voi vedete in gran pericolo i miei compagni: il vostro signor Artilafo vi ha tenuti per fedeli amici, ma non è ancora certo se voi siete fedeli servitori. Ma ora il potrete mostrare con effetto come voi siete fedeli servitori, ed il vostro servizio gli sarà doppio, e lo terrà capitale; ora vi bisogna essere valenti, non dubitate, non abbiate temerità che Dio vi darà vittoria contra la superbia di Artilaro disperato, e sebbene io avessi un poco di fatica, non temete, chè la vittoria sarà nostra». Allora smontò da cavallo ed inginocchiossi, e levò le mani al cielo, e pregò Dio che lo aiutasse, sicchè egli potesse liberare quei due cristiani da quei cani Saraceni, per modo che messer Dionino potesse andare al santo sepolcro di Cristo, e a lui desse grazia di trovare il padre e la madre. E fatta l’orazione si fe’ il segno della croce, e montò a cavallo, imbracciò lo scudo, impugnò la lancia, e disse: — Gente, state di buon cuore; che senza fallo il mio Dio ci darà vittoria», e poi andò verso il nemico, e quando fu appresso, disse: «Dio ti salvi franco cavaliero», e non fece come avevano fatto gli altri, ma disse: — Dio ti salvi secondo la tua fede». Artilaro non rispose, ma disse: — Come hai tu no-