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capitolo i. 7

de’ suoi a cavallo, corse furiosamente dove era Tiberto, il quale molti Cristiani colla mazza ferrata uccidea. Lamberto lo ferì della lancia nel petto e con un colpo sì vibrato che la si ruppe. Tiberto a sua volta, quantunque grondasse sangue dalla larga ferita, diede della mazza sulla testa del cavallo di Lamberto, cosicchè gli cadde morto sotto. Lamberto fu presto a levarsi in piedi, e gettato lo scudo a terra, prese a due mani la spada, investendo il nemico con quanto più potè di furore. Tiberto, il quale si difendeva con molta bravura, giunse a spezzare colla mazza l’elmo a Lamberto e tutte le ossa del capo. Estenuati di forze caddero ad un tratto ambidue morti a terra.

La fiera novella della morte dei primi due capi passò rapidamente per tutte le file de’ due eserciti, per tutto si levò gran rumore, gli animi dei combattenti s’invilirono, e si sbandarono le schiere; ma la peggio toccò a quelli di Durazzo, i quali si mossero a fuggire prestamente. Tuttavia Napar giunse ancora in tempo colla sua schiera da mettere in volta la prima schiera de’ Cristiani, la quale per la morte di Lamberto era senza duce. Milone vedendo fuggire la sua gente, senza nulla perdersi di animo entrò nel mezzo della mischia, ed operò tanto saviamente, che portò la divisione nelle file de’ coraggiosi Albanesi, riordinò i suoi che fuggivano, e non stette molto che pervenne a guadagnare il campo del nemico costringendolo ad una precipitosa fuga.

I Cristiani presero da questo fatto tanto animo, che inseguirono i nemici fin dentro le mura della città, serrandoli d’ogni banda, e facendone la più misera strage. Napar, vedendo tolta ogni speranza di salute, fuggissene secretamente con alcuni de’ suoi, ed andò da suo fratello in Croazia, il quale raunava gente per soccorrerlo. Ma era tardi! Milone fattosi padrone di Durazzo, e bene afforzatosi dentro le mura della città, fu salutato re d’Albania, e la croce di Cristo si vide di nuovo inalberata là dove per molti anni erano apparse le mezze lune dell’Infedele!

In quel giorno medesimo che Milone prese Durazzo, fu trovata nel palazzo maggiore Fenisia la bellissima sorella di Napar, nella verde età di quindici anni appena. L’impero ch’essa stessa sapea benissimo di esercitare sopra quanti signori avessero udito pure una sol volta parlare della sua singolare bellezza, e l’essere forse