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capitolo xvi. 161

Erano nove tavole, otto di marmo, e quella dinanzi alla sedia era tutta d’oro, e tanto basse che quando sedevano per mangiare tenevano le gambe distese. Chi tagliava innanzi stava in ginocchioni. Queste tavole le tengono così basse per il fresco, perchè il paese è molto sotto il sole, e sente grandissimi caldi. Alla prima tavola che era d’oro, stava il prete Janni, all’altre due che eran per testa, stavano i dodici sacerdoti, sei per tavola. Il più delle volte non stavano a mangiare, perchè avevano le lor abitazioni ricchissime. Questi son come a Roma i cardinali col papa. Alle altre sei tavole, ch’erano molto maggiori, mangiavano gli altri baroni e prelati; a questa sedeva il Meschino coi gentiluomini, e stette in questo modo cinque dì, e ogni dì parlava col prete Janni.

Passati cinque giorni da che il Meschino era arrivato alla città di Dragonda, il sesto dì vennero male novelle, come i Cinamoni avevano passato il fiume detto Stapar, e avevano assediata una città chiamata Gaconia, ch’è in sul detto fiume. Per questo fu fatto capitano un d’Europa, il qual partì con cento mila persone, e con trecento elefanti armati, e andò contra i Cinamoni. Il Meschino voleva andar con lui, ma il prete Janni non gli volle dar licenza. Al Meschino parve che quel capitano mandato non fosse troppo ben uso nell’arme, difatti egli andò in campo, e in capo di ventotto dì vennero novelle come lui era morto, e l’oste era sconfitto, e morti più di quarantamila cristiani. Per questo venne tanta paura nel regno che pareva che niuna speranza li confortasse, tutti aspettando d’esser morti dai Cinamoni. Onde il meschino andò dal prete Janni, e confortollo dicendo: «Ah santo padre, non temete, ma mandate per i regni vostri, e raccogliete la vostra gente che per il vero Dio ho ferma speranza che avrete vittoria contro loro». Molto gli piacque il parlare del Meschino, e fe’ scrivere per tutto il suo paese prima in Assianilia dove sono le montagne dette Camerata, e da loro chiamate monti Camestri, e quivi è la porta di ferro che serra il gran fiume Nilo. E mandò alla ragione di Traliau detta Thaveoi, e nel regno Sucientar, e mandò all’Isola detta Moreone, e per il regno di Barbaries in Asia per radunar gente da cavallo e da piedi. In questo mezzo