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capitolo x. 101

nero mezza giornata e non più con loro, contenti d’aver loro insegnata la via.

I due Monocoli fermatisi per tornar indietro, dissero: «Andate pur innanzi, ed andando, in capo di due o tre giornate troverete un grandissimo fiume chiamato Cancer, che scorre più paesi che l’Indo, ma non ha tant’acqua, e lungi da qui quattro giornate scorre verso levante, e accostandosi all’Indo, entra fra due montagne, l’una di cui è chiamata monte Vespericus, e da molti monte Lipro. Come voi vedrete queste montagne, ne passerete allato al di là, dove seguitando il fiume troverete molti paesi abitati e molte belle città. Ma ricordatevi di non partirvi mai dal fiume Cancer, perchè quella è la via di andar agli Alberi del Sole e della Luna». Perciò cavalcando verso levante videro i monti predetti, e come era stato lor detto, seguitando il fiume andarono in giù certi del paese. Passarono il gran fiume Cancer, ove fu loro insegnata la via per andar ad una città chiamata la bella Vorama, e penarono quel dì e l’altro a giungervi. Costretti a passare per molti boschi, videro molti cervi e molti animali selvatici, e dopo trovarono un animale selvatico sì strano, che il simile non avevano mai veduto. La bestia venne loro incontro mugghiando, però senz’assalirli, ma quei muggiti fecero aombrare i loro cavalli, che non li potevano tenere. I cavalli fuggivano, e la bestia pur li seguiva, finchè vergognato il Meschino di fuggire dismontò da cavallo, e fu per darle addosso. Il Mediano l’esortò a non andargli incontro, ch’ella era una cattiva fiera. Ma egli non gli credette, ed andatogli incontro, la bestia gli diede della testa nello scudo, gettandolo a questo modo per terra: tanta era la sua forza! Come fu caduto, la bestia non dimostrò di volergli fare alcun male, chè anzi era per andarsene. Le guide intanto se ne ridevano, per cui il Meschino disse loro: «Voi già non ridevate presso al griffone,» ed essi risposero: «Signore, quello era di pericolo, ma questa non è così, imperocchè fuggendo non fa male a persona». Tuttavia il Meschino mal sopportando di vedersi vinto, si voltò animosamente contro quella bestia selvaggia, la quale cominciò a schivar i colpi, ma si dirizzò alla fine su due piedi, ed affrontò il suo avversario. Questi le diede della punta della spada nella pancia, e passolla. Perciò trasse ella