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Ma che rimbombi dell’altro mondo debbono avere là dentro le cannonate! Ci deve parere il giorno del giudizio, soltanto quando salutano gentilmente l’anniversario della Regina Margherita. E ne ha sentito del baccano, in vita sua, quella piccola valle, di cui tanti italiani non conoscono neppure il nome. Il mio amico ed io ce ne siamo fatti un’idea appuntando il nostro vecchio cannocchiale di sognatori nel vano d’una cannoniera, la quale tagliava proprio nel fondo della valle un piccolo quadrato verde, attraversato da un pezzetto di strada e da pochi palmi di torrente. Abbiam visto passar prima una moltitudine confusa, con grandi trombe curvate in cerchio, e con elmi di bronzo ornati di lunghe penne nere, armata di lance corte, di daghe tozze, di grossi archi, di larghi coltelli e di fionde, e nel mezzo un’asta altissima, sormontata da un’aquila romana; e ci parve l’esercito di re Cozio, alleato dell’Impero, che si spingesse fin là ai confini del suo Stato, finis terrae, ad esplorare i monti minacciati dai Galli. E poi vedemmo scendere dai monti un’altra fiumana d’armati, più ferrati e più gravi, balestrieri d’alta statura, cavalieri dalle barbute lucenti, scudieri dai lunghi giachi, fanti carichi di frecce a quattro ali e coperti di scudi di cuoio; e dalle grida acutissime che arrivavano fino a noi, giudicammo che fosse l’esercito del Delfino di Vienna che irrompeva contro