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ALESSANDRO MANZONI. 7


nere, può esser utile a render più compita la cognizione della cosa. E del rimanente, il libro in questione ce ne dà il mezzo tanto pronto, quanto sicuro. Perchè, subito dopo le parole citate in ultimo, vi leggiamo: «Delle quali tre cose troviamo aver poetato in volgare gli uomini illustri, cioè Bertrando de Born, le armi; Arnaldo Daniel, l’amore; Giraut de Bornelh, la rettitudine; Cino da Pistoia, l’amore; il suo amico (Dante medesimo), la rettitudine.» E cita di ciascheduno il primo verso d’una canzone.

Qui, senza fermarci su questa mescolanza di tre trovatori perigordini con due poeti italiani, cosa che esclude l’intenzione di parlare d’una Lingua speciale, troviamo anche un indizio della cosa, di cui Dante intende parlare, cioè del linguaggio della poesia, anzi d’un genere particolare di poesia.

E l’indizio è tutt’altro che vano, poichè, immediatamente dopo, viene il terzo capitolo, in cui «si distinguono i modi di poetare in volgare,» e sono «canzoni, ballate, sonetti e diversi altri modi illegittimi e irregolari, come si mostrerà in appresso.»

Si passa poi a dichiarare che, essendo la canzone l’eccellentissimo di que’ modi, si deve in essa usare l’eccellentissimo Volgare. E di quella preminenza si assegnano più ragioni: perchè, quantunque ogni cosa scritta in versi sia canzone, pure a quella sola si dà per eccellenza un tal nome; perchè non ha bisogno d’aiuti estrinsechi, a differenza della ballata, che è bensì più nobile del sonetto, ma richiede l’accompagnamento della musica; perchè apporta più onore ai suoi autori, che la ballata; perchè è conservata più caramente che gli altri componimenti in versi, come consta a quelli che visitano i libri; perchè, finalmente, nelle sole canzoni si comprende l’arte intera. Ma, per non dilungarmi in altri particolari che non importano al mio argomento, mi restringo a dire che, in tutto il rimanente di quel libro secondo e ultimo di quelli che abbiamo, non si tratta d’altro che della canzone, fino e incluso l’ultimo capitolo, intitolato: «Della varietà de’ ritmi, e come devono essere disposti nella canzone.»

Ma se quel libro è l’ultimo per noi, non era tale per