Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/236

230 la divina commedia

     Quinci comprender puoi ch’esser conviene
amor sementa in voi d’ogni virtute
105e d’ogni operazion che merta pene.
     Or, perché mai non può da la salute
amor del suo subietto volger viso,
108da l’odio proprio son le cose tute;
     e perché intender non si può diviso,
e per sé stante, alcuno esser dal primo,
111da quello odiare ogni affetto è deciso.
     Resta, se dividendo bene stimo,
che ’l mal che s’ama è del prossimo; ed esso
114amor nasce in tre modi in vostro limo.
     È chi per esser suo vicin soppresso
spera eccellenza, e sol per questo brama
117ch’el sia di sua grandezza in basso messo;
     è chi podere, grazia, onore e fama
teme di perder perch’altri sormonti,
120onde s’attrista sí che ’l contrario ama;
     ed è chi per ingiuria par ch’aonti,
sí che si fa de la vendetta ghiotto,
123e tal convien che il male altrui impronti.
     Questo triforme amor qua giú di sotto
si piange: or vo’ che tu de l’altro intende
126che corre al ben con ordine corrotto.
     Ciascun confusamente un bene apprende
nel qual si queti l’animo, e disira;
129per che di giugner lui ciascun contende.
     Se lento amore in lui veder vi tira,
o a lui acquistar, questa cornice,
132dopo giusto pentèr, ve ne martira.
     Altro ben è che non fa l’uom felice;
non è felicitá, non è la bona
135essenza, d’ogni ben frutto e radice:
     l’amor ch’ad esso troppo s’abbandona,
di sovr’a noi si piange per tre cerchi;
138ma come tripartito si ragiona,
     tacciolo, acciò che tu per te ne cerchi».