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sopra la rima 409

Ruscelli1. Il vero paragone di un poeta, asserisce uno accreditatissimo scrittore, pare esser dovessero i versi puri e spogliati dalla maschera della rima2. In effetto, dove essa copre o la bassezza o la improprietà della espressione, o non ci lascia avvertire i tanti altri difetti di che ella ha colpa3, e impetratum est a consuetudine, ut suavitatis caussa peccare liceret, nella poesia in verso sciolto noi restiamo offesi da ogni benchè minimo difettuzzo,

E un sol punto, un sol neo la può far brutta.

Si domanda quivi a tutto rigore necessità di espressione, quel calore di stile che manca al Trissino e al Rucellai, che non sono altro che languidissimi parelj, l’uno di Omero, l’altro di Virgilio; e si domanda quella somma

  1. But with meaner Tribe J’m for’d to chime,
    And wanting strenght to rise, descend to Rhyme.

    Smith in a Poem to the memory of M. Philips.

  2. Il marchese Maffei nella lettera al signor di Voltaire sopra la Merope, verso il fine.
  3. Rhyme, without any other assistance, throws the language off from Prose, and very often makes an indifferent phrase pass unregarded; but where the verse is not built upon Rhymes, there the pomp of sound and energy of expression are indispensably necessary to support the stile, and keep it from falling into the flatness of Prose.

    Addison, Spectator, n. 286.