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sopra la rima 387

scrivere con aggiustatezza e con proprietà, ben può ripetere con lui,

. . . . . . . . . . . . la prima
Tra i tormenti è la colla, e poi la rima

Nè si vuol dissimulare, come la rima ti fa bene spesso presentire i concetti del poeta: il che se talora può esser cagione di diletto, parendo all’uditore di esser egli medesimo l’autore del concetto ch’egli indovina; suole il più delle volte esser anzi cagione di noja, non incontrando certamente così spesso che uno stia ad udir volentieri quello che sa innanzi tratto gli si ha da dire.

Where’ee’er yon find the cooling western breeze,
In the next line it whispers thro’ the trees,
If crystal streams with pleasing murmur creep,
The reader’s threaten’d (not in vain) with sleep1.

Di tali parole affini che nota il Pope nella sua lingua, e colle quali i poeti inglesi si rendono nel rimare stucchevoli, non ne è carestia nelle altre lingue. Tra i Francesi, se il verso è terminato con la parola ame, ci è da scommettere che il susseguente sarà suggellato con flame: e tra noi, se alla fine del verso si trova amore, aspettati pure che nel terzo ti ferisca il cuore, o un qualche aspro ti dia fiero dolore. La rima in tal caso è legittima, dice graziosamente Fontenelle; ma ella è quasi un matrimonio: e le parole sono annojate esse medesime di doversi far sempre compagnia2. Incontra alcuna volta, è vero, che

  1. Essay on Criticism.
  2. Discours lû dans l’assemblée publique de l’Académie françoise du 25 aoust 1749.