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128 Dialogò Terzo.

aver letto qualche Prefazione, o Gazzetta Letteraria non ne farebbono altrettanto ? Coftoro non dubiran mai di non fapere, vi /piegano e decidono d'ogni cofa . E* fon ciechi, che vogliono palleggiare in un giardino colla medefima franchezza degli altri, e alla prima vafca che incontrano, vi Itramazzan dentro. Un detto che più fi efaminerà, e più fi troverà vero, è che la cofa più rara è il feufo comune.

Io vado vedendo, dille ridendo la Marchefa, che io pure mi pollò chiamare con qualche ragione FilofofefTa, Io ho la tefla piena di vortici; con la fola preffione de* Robetti del fecondo elemento formo la luce , e colla loro rotazione i colori . Io ho rinunziato a tante qualità, non ritenendomi che un po' d'eftenGone, e d'infinitamente piccioli. Io non fon ficura, che tutti vediamo il Mondo nella lìefTa maniera. Io fpiego qualche fenomeno, e fento almeno le difficoltà di alcun altro: mi pare di aver affai di difprezzo per la Filofofia antica , e fpero in fine che per tutto quello non fi dirà che io fia divenuta niente più favia. E che altro mi bifogna egli mai per e (Ter FilofofefTa? Forfè, rifpos' io, o l'avere un po' meno di bellezza, che non avete, o il farne un miglior ufo, che non fate. Ma voi non fapete, che quella volt r a Filofofia, di cui voi fiete tanto innamorata, à bi fogno di riforma; e piaccia a Dio che quella riforma fia l' ultima.

Che forse, soggiuns'ella subito, vorreste voi dirmi 9 che la vifione non fi fa più in quel modo, che fin' ora m'avete fpiegato? Questo fa- .... reb-