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46 visione

A questa in sì gran lutto Anima oppressa
     Rivolse il Duce mio lo sguardo, e disse:
     384O tu, che immenso affanno apri in te stessa,
Nel Nome dell’Uom-Dio, che per te visse,
     Per te indarno morì, dimmi qual cieca
     387Voglia rea tanto danno a te prescrisse.
Ella chinando ad onta sua la bieca
     Faccia in udir il sacrosanto Nome,
     390Che pace ai Giusti imperturbabil reca,
E agli Empj aggrava le dogliose some,
     Divise, e alzò cogli abbronzati diti
     393Le sparse sovra gli occhi ignite chiome,
E sì rispose: Ah perchè mai m’inviti
     A dir quel, che a cui dir dovea lo tacqui,
     396E la mia piaga in favellar m’irríti?
Di chiaro sangue unica prole io nacqui,
     E in forme di beltà sì elette crebbi,
     399Che a mille cor gentili, ahi! troppo io piacqui.
Fiamme in essi vibrai, nè da lor bebbi
     Mai scintilla d’amor, che grata, e sola
     402Cura, che altrui dar legge, altra non ebbi.
Ma ratto in nebbia il vano orgoglio vola,
     Ed il cader nel suo già teso laccio
     405Debita è pena al predator, che invola;
Misera! il sen, che mi parea di ghiaccio,
     Arse improvviso ai lusinghieri sguardi
     408D’obbietto vil, che vergognando io taccio.
Con languida onestade ai primi dardi
     Resistei lieve, e allor che scudo opporre
     411Più saldo volli, inutil era, e tardi;
Perchè Amor, che fuggir deluso abborre,
     S’annidò in me più arditamente fermo
     414Di fier nemico entro espugnata torre.