Dolce era il sorto appena in oríente 18Raggio del nuovo dì, che già rendea
Tepida la notturna aria più algente,
E dal succhio de’ fior molle schiudea 21I vortici olezzanti, onde un leggero
Vento l’ale di odor carche battea.
Dolce un lungo alla vista ampio sentiero, 24Che con file di tigli alti compose
Dei Gallici orti emulator pensiero,
E i rosati al lor piè cespi dispose 27Di conche in foggia sì, che i grandi eretti
Tronchi sorgean da inteste urne di rose.
D’ambo i lati apparían gli spazj eletti 30Gli odorosi a nudrir germi d’Aprile
Da vario d’umil siepe ordin ristretti,
E agli spazj aggiungea pompa non vile 33Il pian, che al centro lor lieve crescendo,
Teatro fea coi pinti fior gentile.
Quattro altre vie la maggior via partendo 36Gli occhi pascean con archi, e segni scolti
D’eletti Sposi in sacro nodo ardendo,
Da cui gli spinti ad arte, e in cavo accolti 39Piombo sgorgavan sotterranei fonti
In curve iridi, in strisce, in piogge sciolti.
Che ad unir l’acque in un sol rivo pronti 42Cingean con esso or boschi, or laberinti
Facili al varco su marmorei ponti.
I sensi dalla bella immagin vinti 45Trasser verso la meta i piè sì lenti,
E da torpor sì dolcemente avvinti,
Ch’io tardi penetrai d’erti pungenti 48Cedri in opaca selva, a cui fra spume
Rotte il fianco lambían l’onde correnti,