Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/149


settima 127

Privi di sol, di guida e di soccorso,
     54Stesi sul pian del legno combattuto,
     Squallidi per immenso mare scorso
Piagneam col timonier, che avea perduto
     57Fra le infinite acque e l’orror notturno
     Lena e consiglio, e temea smorto e muto
Gli ultimi abissi, ove un crudel vulturno
     60Traportator spignea la poppa errante;
     Ma il tardo apparve alfin lume díurno,
Per cui s’accorse per le nubi infrante,
     63Che il fiero soffio oltre i confin d’Alcide
     Tratti ne avea nell’Oceán d’Atlante.
Allor fortuna, che per poco arride
     66Agl’infelici, ravvivò il più grave
     Zefiro occidental su l’onde infide,
Che risospinse la sbattuta nave
     69Presso alle piagge Lusitane, e un raggio
     Di speme in noi sembrò destar soave,
Ma con tal velocissimo víaggio
     72Ci sforzò il nuovo raddoppiar del vento
     Nell’aurifero Tago a far passaggio,
Che il naviglio, cui d’uopo era più lento
     75Corso, ne’ scoglj entro la foce ascosi
     Urtò, s’aprì ingojato in un momento.
Sorte fosse, o voler del Cielo, io posi
     78La man sovra il timon svelto, e lo strinsi
     Nell’atto, in cui scesi fra i gorghi ondosi,
E col peso minor il leggier vinsi
     81Carco del fiume sì, che in facil nuoto
     Sul pinto d’erbe e fiori argin mi spinsi.
Pareanmi ancor le selve al guardo immoto
     84Barcollar tutte, tal negli occhi impresso
     Fu il continuo pe’ flutti orribil moto.