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36 VITA DI VITTORIO ALFIERI.


[1757] stamente i semi diversi delle vixtù e dei vizj. Che questo certamente in me era un seme di amor di gloria: ma, nè il Prete Ivaldi, nè quanti altri mi stavano intorno, non facevano simili riflessioni.

[1758] Circa un anno dopo, quel mio fratello maggiore, tornatosene in quel frattempo in Collegio a Torino, infermò gravemente d’un mal di petto,che degenerato in etisia, lo menò alla tomba in alcuni mesi. Lo cavarono di Collegio, Io fecero tornare in Asti nella casa materna, e mi portarono in villa perchè non lo vedessi; ed in fatti in quell’estate mori in Asti, senza ch’io lo rivedessi più. In quel fratterapa il mio Zio paterno,il Cavalier Pellegrino Alfieri, al quale era stata affidata la tutela de’miei beni sin dalia morte di mio padre, e che allora ritornava di un suo viaggio in Francia, Olanda, e Inghilterra, passando per Asti mi vide; ed avvistosi forse, come uomo di molto ingegno ch’egli era, ch’io non imparerei gran cosa continuando quel sistema d’educazione, tornato a Torino, di li a pochi mesi scrisse alla madre, che egli voleva assolutamente pormi nell’Accademia di Torino. La mia partenza si trovò dunque coincidere con la morte del fratello: onde io avrò sempre presenti alla mente l’aspetta i gesti e