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298 A N T I G O N E

È il tuo perdon: morte, che a ogni altri dai,
Perchè a me sola nieghi? Orror che t’abbi
Di sparger sangue già non ti rattiene.
D’Antigone son’io meno innocente, 240
Che il tuo furor non merti?

Creonte.

Il partir tuo
Reputa grazia, o se ti piace, pena;
Purchè tu parta. A voi, Guardie, l’affido:
Sull’imbrunir all’Emoloida Porta
Scenda, e al confin d’Argo si meni; ov’ella 245
Andar negasse, a forza si strascini. —
Or torni intanto a sua Prigion.

Argìa.

M’ascolta...
Abbi pietade!...

Creonte.

Esci.