Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/76

70 alceste prima
Morte Con tal riscatto, in gioventú niun ricco

morriasi mai.
Apollo   Dunque tal grazia indarno
chiegg’io da te?
Morte   Per certo, indarno: il sai
qual sia l’indole mia.
Apollo   So, che ai mortali
ostile sei, come odíosa ai Numi.
Morte Nulla otterrai fuor del dovere.
Apollo   E cruda
sii pur quanto il vuoi piú, sí cangeratti
tal uom, che in questa reggia di Feréo1
tosto verrá; cui nella Tracia algente
a conquistar nobile equestre carro
manda Euristéo. Raccolto ospite ei fia
da quest’Adméto; e a te saprá ben egli
ritor per forza Alceste: e sí il farai,
vieppiú da me abborrita, allor costretta.
Morte Che che tu dica, è vano il tutto. A Pluto
scenderá la tua Alceste. E giá ver essa,
per consecrarla col mio brando a Dite,
io men vo. Questo ferro agli Infernali
dei sacra il capo di color, cui pria
lustrando ha tronche le fatali chiome.


SCENA TERZA

Coro di cittadini di Fere.

Coro Qual mai silenzio in questi atrj regali?

Perché sí muta è la magion d’Adméto?
semicoro primo
Olá; quí niuno aggirasi, che amico
ci narri, se omai morta pianger dessi


  1. Tal uom: accenna Ercole.