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atto quinto 49
tutta avvampante nel turbato aspetto?...

Nulla sperar di lieto omai mi lice...
Sol, che sciolto Ildovaldo... Ah! pur ch’ei viva!...
Deh! prego, trammi or di tal dubbio.
Rosm.   Trarti
di dubbio, or mentre in feral dubbio io vivo?
Cosí pur tutta viver tu potessi
misera, afflitta, orribil la tua vita,
come a me fai tragger quest’ore! All’armi
per te si corre: impareggiabil merto!
Novella Elena tu! rivi di sangue
scorrer oggi farai: per te spergiuri
fansi i mariti; per te prodi i vili,
e superbi i dimessi. — O tu, de’ forti
donna, quí vieni; a me dappresso or siedi
regina tu; vieni; or si pugna in campo
per darti regno,... o morte.
Romil.   E che? derisa
anco mi vuoi? di farmi oltraggi tanti
sazia non sei?
Rosm.   Che parli? Io quí derisa,
io sola il son: del mio furor, del giusto
odio, ch’io nutro incontro a te, dell’alta
rabbia gelosa mia, tu il dolce frutto
presso a coglierne stai: te appien felice
io stessa fo; te fra le braccia io pongo
di lungamente sospirato amante. —
Vedi or quanto sien lieve inutil sfogo,
in tal tempesta del mio core, i detti.
Me, me deridi, che tu n’hai ben donde. —
Rotti ho giá i ceppi d’Ildovaldo: armata
giá gli ho del brando la invincibil destra:
or compie ei giá le mie vendette; e a un tempo...
le tue, pur troppo!
Romil.   Or, deh, quel braccio invitto
trionfi almeno! Del primier tuo fallo


V. Alfieri, Tragedie - II. 4