Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/402


ATTO QUINTO

SCENA PRIMA

Cosimo, Garzia.

Cosimo Inoltra, inoltra il piè. Ma che? tu tremi?

mercede merti, o pena? Or via, che festi?
narrami; parla.
Garzia   Oh! mi vedesti mai
tremar, pria d’oggi? A coscíenza rea,
saper tu il dei, come il timor si accoppia.
Miei brevi sensi ascolta, o Cosmo. A fine
ho tratto, il sai, la nobil tua vendetta
coll’infame mio braccio. In salvo io porre
Giulia dovei, col trucidarle il padre:
che, per aver d’un innocente il sangue,
tu, generoso, promettevi or dianzi
la libertá d’altro innocente. Ah! dimmi;
riposto hai Giulia in libertade or dunque?
Viva e secura rimarrassi almeno
quella infelice?...
Cosimo   Io vo’, non sol disciorla,
ma teco unirla, se compiuta hai l’opra.
Garzia Meco unirla? oh delitto! — E me tu credi,
me tuo figlio a tal segno? Il son ben io;
ma tanto, no. Se un tradimento io feci,
sa il ciel perché...
Cosimo   Tu meglio il sai. Ma donde