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atto quarto 93
Non tacqui: e chi potea l’immenso amore

tacer, chi mai? — Gente si appressa. Elvira
sará;... ma no: qual odo fragor cupo?...
Qual gente vien? qual balenar di luce?
Armati a me? Via, traditori...


SCENA SECONDA

Soldati con armi e fiaccole.

Filippo, Carlo.

Carlo   Oh cielo!

Da tante spade preceduto il padre?
Filippo Di notte, solo, in queste stanze, in armi,
che fai, che pensi tu? gl’incerti passi
ove porti? Favella.
Carlo   ...E che direi?...
L’armi, ch’io strinsi all’appressar d’armati
audaci sgherri, al tuo paterno aspetto
cadonmi: a lor duce tu sei?... tu, padre? —
Di me disponi a piacer tuo. Ma dimmi;
pretesti usar, t’era egli d’uopo? e quali!...
Ah padre! indegni son di un re i pretesti; —
ma le discolpe son di me piú indegne.
Filippo L’ardir v’aggiungi? Aggiungil pur, ch’è ognora
all’alte scelleraggini compagno:
fa di finto rispetto infame velo
all’alma infida, ambiziosa, atroce;
giá non ti escusi tu: meglio, è che il varco
tu schiuda intero alla tua rabbia: or versa
il mortal tosco che in tuo cor rinserri;
audacemente ogni pensier tuo fello,
degno di te, magnanimo confessa.
Carlo Che confessar degg’io? Risparmia, o padre,
i vani oltraggi: ogni piú cruda pena
dammi; giusta ella fia, se a te fia grata.